I PROGETTI

Gli studi e abbozzi cartacei che i due artisti hanno realizzato per verificare nel contesto urbano reale le installazioni immaginate, e la fattibilità della mostra nel suo complesso, possono essere definite “opere in sé concluse”. Con linguaggi differenti, gli artisti hanno realizzato dei disegni che raccontano la propria progettualità nel confrontarsi con i luoghi cannobiesi. Evidenziano la riflessione messa in atto per creare un percorso espositivo dotato di una sua unitarietà e una sua narrazione all’interno di un abitato recettivo; ma sottolineano anche i linguaggi espressivi diversi che convergono verso la stessa tematica inscritta nel titolo.

I disegni di Corrado Bonomi sono realizzati con pastelli, inchiostro di china e pennarello 3D. Più articolati mirano alla descrizione figurale del luogo in cui intervenire. I colori sono stesi con passaggi realistici dall’uno all’altro e i volumi degli elementi architettonici sono evidenziati con tratti scuri. Le opere installate disegnate con colore che si fa filamento di plastica policroma.

Quelli di Gianni Cella sono realizzati al tratto, a inchiostro di china, con un segno diretto e sciolto, a volte continuo. I volti e le figure molto sintetici vengono ravvivati da macchie di acquarello monocromo, non perfettamente aderenti al contorno ma disposto quasi in modo contrappuntistico. La loro linearità rispecchia la linearità e la plasticità delle sculture.

Soffermandosi, come esempi, solo su alcuni di essi possiamo notare come l’Antico Lavatoio per Bonomi venga rappresentato nella sua interezza architettonica resa nei toni dei grigi scuri e dei marroni. È colta la realtà delle nuvole sotto la travatura, quindi i sogni recanti i volti dormienti ma nello stesso tempo emergenti dalle acque della vasca. Per Cella i punti salienti dell’installazione sono il volume della vasca reso in prospettiva e le nuvole appena accennate e poi i tanti volti appena ravvivati con tache di colore rosso e blu.

La raffigurazione di Bonomi dei Giardini di Piazza Vittorio Emanuele, antistanti il Palazzo del Comune, emana la sensazione di un giardino dai mille verdi in cui si inseriscono gli Aeroplanoni bianchi che si intuiscono fatti con fogli di quaderno giganti. Per Cella gli alberi e le aiuole sono macchie di verdi che giocano con la scultura rossa dei Fratelli Marx posta in modo ieratico davanti a un edificio che appare disegnato in modo molto semplice e più evocativo che raffigurativo.

Il disegno, lo schizzo, il progetto sono per un artista il modo per dare corpo, velocemente, a un’idea, a una forma immaginata. Sono l’emanazione diretto della propria poetica e delle proprie urgenze espressive quindi un aspetto della creatività che potremmo definire “molto personale”. Ma anche in questo caso, alla fine, il confronto tra due germinalità diverse diventa un modo per stimolare un dialogo aperto tra visioni che vogliono incontrarsi e produrne di nuove.

Fabrizio Parachini